Osvaldo Lamborghini non è molto noto in Italia. I lettori italiani, tuttavia, non si devono sentire in colpa. Lamborghini è un maestro, anzi un classico, segreto anche in patria. Dopo Borges, è difficile trovare negli ultimi decenni un’opera poetica così originale e inclassificabile. Fatali e generose, violente e allo stesso tempo sentite come «disgrazie passeggere», disobbedienti a qualsiasi metrica e a qualsiasi genere letterario, le sue poesie incorporano mitologie personali, la psicoanalisi, la storia politica argentina degli anni sessanta e settanta del XX secolo, il surrealismo, l’epica gauchesca, il parlato con tutte le sue eresie popolari e tutti i suoi tic intellettuali. Siamo lontani dai simboli e dalla metafisica di Borges. Il mondo di Lamborghini è materiale, violento e crudele come un coltello domestico che una volta preso in mano si trasforma in uno strumento di tortura. Parlando della letteratura argentina contemporanea come di una casa, Roberto Bolaño ha scritto una volta che Lamborghini è una scatola dimenticata sulla credenza della cantina: una scatola piccola e piena di polvere. Ma se uno la apre ci trova l’inferno.
Autore
Osvaldo Lamborghini nasce a Buenos Aires nel 1940. Nel 1969 pubblica il suo primo libro, El fiord, un racconto di cui César Aira, amico, scrittore e curatore della sua opera completa, ha scritto che «anche se non fu mai ripubblicato, fece un lungo cammino ed ebbe il destino dei grandi libri: fondare un mito». Nel 1973 esce un suo secondo libro: Sebregondi retrocede, che ha le stesse caratteristiche del primo. Sempre nel 1973 Lamborghini fonda con alcuni amici Revista Literal (1973-1977) che, come tutte le riviste che segnano un’epoca, dura pochissimo, due o tre numeri. Nel corso degli anni Settanta, se si esclude qualche edizione artigianale e stravagante, di Lamborghini si perdono editorialmente le tracce. Le sue poesie e i suoi racconti calamitano tuttavia molti aficionados, diventando oggetto di culto. Nel 1980 esce il suo terzo e ultimo libro pubblicato in vita, Poemas. Dopo una breve stagione tra Mar de Plata (dove fonda una Scuola freudiana di Psicoanalisi) e Pringles, decide di andare a vivere a Barcellona. Malato, torna in Argentina nel 1982. L’anno dopo è di nuovo a Barcellona, dove morirà nel 1985. Gli anni catalani, trascorsi in volontario isolamento, saranno per Lamborghini estremamente fertili e culmineranno nella creazione di un ampio ciclo narrativo, Tadeys, e nell’elaborazione di Teatro proletario de cámara, un’opera allo stesso tempo poetica, prosastica e grafica.