Il volume ospita il carteggio, fino a questo momento inedito, tra Leone Traverso e Giaime Pintor. Le lettere mettono in luce soprattutto il modus traducendi dei due interlocutori, accomunati dalla passione per gli stessi autori, ma talvolta molto distanti proprio nell’approccio alla traduzione tout court. Se Traverso predilige un rapporto con il testo di partenza piuttosto stretto, tanto da dar vita, coerentemente con le sue teorie in merito, a versioni che diventano un chiaro e «severo specchio dell’originale», Pintor si contraddistingue per una concezione più disinvolta e libera dell’atto traduttivo, che si configura spesso come un confronto critico con l’ipotesto. L’epistolario mostra anche la maturazione del Pintor traduttore che si lascia guidare e consigliare frequentemente dal collega Leone. Tale situazione muterà progressivamente fino a ribaltarsi quando sarà Traverso a richiedere pareri e suggerimenti, se non addirittura correzioni, al giovane Giaime, il quale, solo pochi mesi prima, lo interpellava per ragioni analoghe, nel tentativo di apprendere nel miglior modo possibile quel «lavoro grato» che è la traduzione.
Prefazione di Ursula Vogt.
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