Scrittore, poeta, commediografo, filologo, studioso autorevole, uomo sensibile ed eclettico della cultura rinascimentale italiana, Annibal Caro lo ricordiamo anche per la traduzione dell'Eneide di Virgilio dal latino in un italiano armonioso e musicale che non mancò di procurargli le critiche feroci dei suoi contemporanei, poco inclini verso quel personale e originale volgarizzare per rendere il testo antico più agevole e fluido, accessibile e per molti versi nuovo. L'Eneide del Caro è riscritta come un romanzo moderno e questa mirabile versione fa di lui il primo, il più abile, fra i traduttori italiani e «riesce ad una sorta di prosa poetica del tutto adatta alla narrazione» (Riccardo Scrivano, Ritratto di Annibal Caro).
La stampa anastatica dell'Eneide cariana, l'editio princeps, che uscì postuma nel 1581, grazie all'interessamento del nipote Lepido che la dedicò al cardinale Farnese, è il modo migliore per celebrare il quinto centenario della sua nascita, preziosa occasione per dare luce e importanza all'intellettuale civitanovese, personaggio inquieto ed originale che ancora oggi rivela tutta la sua affascinante attualità.
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