Per scrivere il futuro del lavoro e immaginare il lavoro del futuro bisogna partire da qui: dalla mutazione antropologica subita dal concetto stesso di lavoro. Perché, col secolo breve, il lavoro si è dematerializzato, è diventato invisibile, si è trasformato in risultato, in gioco fine a se stesso: da relazionale è diventato transazionale. Il lavoro come rituale che aiutava a regolare il rapporto dell’uomo con la natura, dunque, si è indebolito se non piuttosto perso del tutto. Sul piano filosofico si potrebbe applicare l’approccio sofistico all’attuale concetto di lavoro, in contrasto con quello socratico dal quale, invece, bisognerebbe ripartire. Il sofista vuole emergere a qualunque costo senza preoccuparsi della verità e del rispetto degli altri; nel dialogo socratico, invece, è il rispetto ad essere al primo posto: si può o meno essere d’accordo con le opinioni altrui, ma la ricerca della verità avviene con e nel dialogo stesso. Ecco, siamo in un tempo storico in cui occorre riscoprire il lavoro con le caratteristiche del dialogo socratico lasciando da parte, una volta per tutte, la finalizzazione assoluta voluta dal sofismo.
Autore
Giuseppe Domenico Rovitto (Pino) è nato a Senise (PZ) nel 1961 e ha vissuto in tante città (Milano, Berlino, Bologna, Roma), ora vive e lavora a Rimini. È autore di molte pubblicazioni tra le quali Note sull’Ospitalità, scritto insieme a Gianni Marocci (Patron editore 2015) e, per Metauro Edizioni, Pàn Skuòrz e Muddik, breviario minimo senisaro (2014), Il punk ai tempi del muro di Berlino (2011).
Devi effettuare l’accesso per pubblicare una recensione.
Rassegna stampa
Senza gli altri non sei nessuno di Giuseppe Domenico Rovitto, Il Segnalibro, 203, febbraio 2014.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.